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Disodontiasi: cos’è, sintomi e cure

A cura di Redazione

Disodontiasi: cos'è, sintomi e cure - iDent Roma

Quando parliamo di disodontiasi alludiamo alla difficoltà che un dente ha di fuoriuscire e ciò può avvenire a causa di un posizionamento errato dello stesso, ma anche perché nell’arcata dentale non vi è spazio sufficiente per la sua regolare e fisiologica fuoriuscita.

Nel caso in cui il dente erompa in modo più o meno regolare, in termini odontoiatrici parliamo di un malposizionamento del dente, mentre se l’eruzione non avviene nei regolari tempi fisiologici, si allude a un’inclusione dello stesso.

Ogni caso è estremamente soggettivo e variabile, pertanto l’intervento diagnostico dell’odontoiatra deve avvenire attraverso uno studio caso per caso. É probabile che si ritengano necessari vari esami che sono visita diretta del paziente, radiografie e panoramiche dentali.

Cos’è la disodontiasi?

In termini generici, quando parliamo di disodontiasi facciamo riferimento a un disturbo del naturale processo di eruzione dentaria e per la precisione, si tratta di un fenomeno legato a più fattori, che potrebbero essere, ad esempio, errato orientamento del dente, assenza di spazio sufficiente nell’arcata alveolare per consentire la fuoriuscita dello stesso e la persistenza del cappuccio gengivale che lo sovrasta.

La disodontiasi è una problematica comune che può interessare indistintamente sia bambini sia adulti.

La difficoltà di eruzione del dente è spesso accompagnata da sofferenza a livello della mandibola e/o della mascella, a causa di un’infiammazione che interessa i tessuti circostanti l’elemento e che lo sostengono. Ulteriori sintomi potrebbero essere febbre, mal di testa e difficoltà masticatorie.

Cause e caratteristiche

A causare la disodontiasi è quindi l’assenza di spazio necessario per la fuoriuscita del dente, e/o l’orientamento dell’elemento stesso. Si tratta di un problema di pertinenza dell’odontoiatra e si traduce in una sorta di inclusione, che non consente al dente di erompere, oppure in un malposizionamento che fa sì che il dente provi a uscire, ma lo fa indirizzandosi nel verso sbagliato: tutto ciò richiede un ineluttabile intervento da parte del professionista che valuterà le modalità da caso a caso.

È anche possibile che il dente fuoriesca regolarmente, ma che i tessuti circostanti ad esso siano molli e non sufficientemente riassorbiti: in questo caso, il solco gengivale è caratterizzato da una morfologia anomala, causata dal fatto che la gengiva raggiunge la parte masticatoria del dente, generando una “tasca” all’interno della quale si cumulano residui alimentari e placca batterica. È questo il motivo per cui questa patologia è associata all’infiammazione del sacco pericoronale, ovvero dei tessuti che circondano il dente e lo sostengono.

La disodontiasi può variare in base alla:

  • gravità dell’inclusione, che può essere completa o parziale;
  • durata del problema, che può essere temporanea o permanente;
  • posizione che il dente incluso adotta dentro l’osso mandibolare o nella mucosa del cavo orale (può presentarsi infatti obliqua, orizzontale o verticale).

Quali sono i fattori di rischio della disodontiasi?

La disodontiasi è un problema che può essere provocato da alcuni specifici fattori di rischio, ad esempio, dall’alterazione del regolare sviluppo mascellare e/o mandibolare, che può manifestarsi con:

  • un numero di denti maggiore rispetto alla quantità normale;
  • malformazioni (come le agenesie);
  • palato stretto che genera una sorta di imprigionamento dell’elemento dentale nello stesso;
  • la persistenza del dente deciduo all’interno dell’arcata dentale oltre quello che è considerato il normale tempo di caduta fisiologica dello stesso;
  • la caduta anzitempo del dente da latte, che creerebbe una condizione in cui il dente permanente non sarebbe ancora pronto alla sostituzione e quindi i denti adiacenti tenderebbero a occuparne lo spazio rimasto vuoto. Ciò significa che il dente che dovrebbe fuoriuscire regolarmente, potrebbe invece rimanere bloccato all’interno della gengiva.

Ulteriori problematiche che causano la disodontiasi sono:

  • traumi;
  • cisti dentali;
  • malocclusione;
  • cause indirette come disfunzione tiroidea e malnutrizione;
  • alterazione del regolare sviluppo di mascella e mandibola.

Quali sono i denti più colpiti?

I denti maggiormente interessati dalla disodontiasi sono tutti quelli coinvolti nella dentatura permanente, per lo più con incidenza bassa. È bene sapere che questa non è una regola fissa e comunque potrebbero essere colpiti dal problema anche i denti decidui.

Il disagio riguarda in modo particolare l’ottavo inferiore, meglio noto con il nome di dente del giudizio, sebbene possano essere coinvolti anche molari superiori e canini.

Sintomi e complicanze della disodontiasi

I principali sintomi della disodontiasi sono dolore costante e sordo al livello delle arcate dentali durante l’età dello sviluppo di mascella e mandibola.

L’infiammazione che scaturisce dall’ardua eruzione dentale comporta anche il gonfiore dell’area interessata; è da mettere in conto, quindi, una sofferenza del paziente circoscritta all’area interessata dal problema.

In casi più rari, la disodontiasi potrebbe manifestarsi con un trisma, ovvero attraverso la contrattura spastica dei muscoli mandibolari, che rende difficoltosa l’apertura e la chiusura della bocca.

Ulteriori sintomi del problema sono mal di testa, febbre, difficoltà masticatoria e di deglutizione, mal di denti e dolore costante alle arcate dentali, infezioni quali gengivite, carie, fistole, ascesso gengivale.

Potenziali complicanze dovute al problema potrebbero essere anche altre di natura funzionale ed estetica: l’anomala eruzione dentale può predisporre il soggetto a infezioni, come quelle legate alla presenza di fistole o ascessi che favoriscono la raccolta di pus e la diffusione dell’infiammazione anche alle parti adiacenti, ovvero al cavo orale o all’osso.

Ulteriori complicanze della patologia sono quelle che possono provocare la formazione di gengiviti, cisti, carie, pericoroniti o infiammazioni dei linfonodi del collo.

Come si diagnostica?

Come abbiamo già avuto modo di accennare, per diagnosticare una disodontiasi, di regola, è necessaria una visita odontoiatrica, in particolar modo è bene richiederla quando si è notato un ritardo nella fisiologica eruzione de dente. Lo specialista farà la sua diagnosi ispezionando il cavo orale e prescrivendo una panoramica o una radiografia endorale, in modo da valutare sia l’effettiva posizione dell’elemento dentale non erotto, sia il rapporto con i denti attigui.

Panoramica e radiografia, unite alla visita odontoiatrica diretta, sono estremamente funzionali per rendere minimi i rischi di potenziali lesioni a strutture molto delicate, quali il nervo alveolare inferiore.

Trattamento e cure per la disodontiasi

Nel caso in cui l’odontoiatra abbia effettivamente diagnosticato una disodontiasi, dovrà anche studiare una strategia mirata, pertanto variabile da caso a caso, in base ai differenti fattori.

Lo specialista prenderà in considerazione quindi:

  • l’effettiva gravità del problema;
  • la causa che lo ha scatenato;
  • l’età del paziente;
  • lo stato di salute del paziente;
  • la tempestività con cui si sta intervenendo.

In base alla situazione soggettiva del paziente, che significa che ogni caso merita uno studio a sé e che non esiste un intervento generico che interessa tutti i soggetti indistintamente, lo specialista valuterà se sia il caso di:

  • sottoporre il paziente a intervento chirurgico in anestesia locale, a cui seguirà un trattamento ortodontico, in modo da posizionare correttamente il dente. In alcuni casi, tuttavia, le due operazioni sono invertite, ovvero si può ritenere più opportuno mettere un apparecchio ortodontico al paziente, in modo da creare lo spazio necessario per recuperare l’elemento e a ciò far seguire l’operazione chirurgica;
  • asportare chirurgicamente il dente accompagnando l’operazione con antinfiammatori e antibiotici;
  • nel caso in cui il dente bloccato sia posizionato correttamente, il dentista potrebbe ritenere necessario procedere con l’asportazione chirurgica dei tessuti che coprono l’elemento o lo circondano.

È sempre bene tenere presente che il problema della disodontiasi è un fenomeno piuttosto comune ed è per lo più risolvibile se viene trattato in maniera adeguata. A fare la differenza è sicuramente il fatto di intervenire tempestivamente adottando una precoce e corretta cura ortodontica. Agire anzitempo è senza dubbio il modo più efficace per prevenire trattamenti molto più impegnativi e lunghi, ma anche più dolorosi e persino costosi.

Prima che il paziente si sia sottoposto a interventi di questo tipo, con tutta probabilità dovrà assumere preventivamente antibiotici e altri medicinali analgesici; subito dopo l’operazione, invece, gli sarà consigliato di non mangiare alimenti caldi e duri durante le prime 36 ore successive all’operazione.

Dopo una settimana dall’operazione, infine, il paziente dovrà sottoporsi a una visita di controllo con lo specialista in odontoiatria, durante la quale, con tutta probabilità e salvo complicazioni, gli verranno rimossi i punti di sutura.

La prognosi per la disodontiasi

Per quanto concerne la prognosi, abbiamo già sottolineato che essa dipende da alcuni fattori come la gravità della condizione, la tempestività con cui si è intervenuti e la causa che ha determinato il problema.

La disodontiasi può, quindi, essere trattata molto tranquillamente, sebbene sia da tenere in conto qualche problema legato al decorso post-operatorio. La probabilità che si verifichino gonfiore, sanguinamento e dolore è piuttosto alta, così come il fatto di avvertire un senso di malessere prima che la lesione sia del tutto guarita.

Escludendo complicazioni, che sono comunque rare, in linea di massima possiamo affermare che lo stato di guarigione completa del paziente possa essere raggiunto nell’arco di un mese.

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